I mostri
Io e mia moglie abbiamo cresciuto due bravi adolescenti: frequentano la scuola con profitto, studiano tutti…
Io e mia moglie abbiamo cresciuto due bravi adolescenti: frequentano la scuola con profitto, studiano tutti i pomeriggi senza che glielo si debba ricordare, sanno apprezzare i propri insegnanti, sono generosi, curiosi, inclusivi, non disdegnano di leggere, frequentano gli scout, amano la natura e gli animali, aiutano in casa (non troppo) e chiedono sempre il permesso quando introducono variazioni nella routine familiare. Aggiungo che sono due adolescenti mediamente sereni, capaci di ridere anche di se stessi, aperti di vedute (quanto basta a far intravedere un incipiente spirito critico) e capaci di ascoltare l’opinione degli adulti.
Interrogati circa l’eventualità che a scuola vengano aboliti i voti, entrambi hanno risposto «magari! così studiamo solo quando ci gira».
Oibò! Perché non capiscono il profondo cambiamento pedagogico in corso?
Ho anche spiegato loro che lo chiedono a gran voce i nostri più valenti pedagogisti.
Sono forse dei mostri?
I mostri #2
I nostri valenti pedagogisti risolvono i nostri problemi con teorie che vanno alla radice.
Dicono: “a casa non si fanno i compiti… non si studia: perché non serve se si lavora bene in classe”.
I ragazzi hanno risposto che a loro l’idea di non studiare e di non fare alcun compito piace parecchio, e che tuttavia loro studiano per capire e per ricordare meglio.
Perché si ostinano a vederla così, ottusamente?
Ripeto: che siano dei mostri?
Forse i valenti pedagogisti dicono qualcosa di ancora più radicale (la loro profondità è spesso insondabile): non “a casa non si fanno i compiti… non si studia: perché non serve se si LAVORA bene in classe”, ma “a casa non si fanno i compiti… non si studia: perché non serve se si STA bene in classe”.