Tempo sprecato
Basta burocrazia! (Per brevità)
Non credo ci sia un solo insegnante in Italia che non abbia avuto modo di masticare fiele per l’incredibile quantità di tempo che deve dedicare alla burocrazia scolastica, sottraendo ore, pomeriggi, settimane, mesi, anni alla cultura, allo studio, alle letture, agli approfondimenti disciplinari, alla preparazione delle lezioni da tenere in classe, alla correzione dei compiti.
Non cambia nulla il fatto che in molte professioni la burocrazia sia un male diffuso. La diffusione di un male non lo rende meno grave nei suoi effetti particolari, ed io mi preoccupo di difendere ciò che conosco meglio, sperando che ciascuno faccia altrettanto nel proprio settore. Solo così si può sperare di migliorare la realtà: con l’esercizio della critica, punto per punto; con l’impegno personale. E non con le grandi rivoluzioni tese ad azzerare tutto, senza distinzioni, senza ragionamento.
La burocrazia nella scuola ha dei caratteri distintivi che aggiungono danno al danno. Ogni minuto sottratto alla crescita culturale dell’insegnante, così come alla relazione educativa tra lui e i suoi allievi, è una ferita nel corpo stesso dell’istituzione scolastica perché sposta l’attenzione e le energie umane da ciò che conta davvero a ciò che è pressoché inutile. Una parte cospicua degli oneri burocratici dell’insegnante nasce dalla spinta a lasciar traccia scritta del proprio operato, sempre in vista di possibili osservazioni, critiche, contenziosi e ricorsi; è cioè il prodotto di una mentalità degenere secondo la quale l’insegnante deve perpetuamente difendersi da tutti. Certo, ogni forma di potere deve avere dei limiti; ma, quando quel potere giunge a snaturare la propria funzione in preda al bisogno di tutelarsi, allora c’è qualcosa che non va. L’informatizzazione, poi, ha persino peggiorato le cose, anziché alleggerirle come potrebbe.
Vale la pena di trarre un paio di insegnamenti da questa situazione: 1) le carte, le griglie, le tabelle, i verbali, le delibere hanno una loro funzione; ma – a scuola come altrove – non hanno mai offerto garanzie tali da giustificare la loro insensata proliferazione, la loro superfetazione, il loro dilagare. Ci possono essere ottimi insegnanti piuttosto sbrigativi con le carte, e pessimi insegnanti molto zelanti nella loro compilazione. Sarebbe il caso di rifletterci, di focalizzare il problema per quello che è, riconoscendo la necessità di badare al sodo; 2) la combinazione tra le attuali mode pedagogiche e la burocrazia scolastica non può che essere letale. In una scuola in cui agli allievi sono sovente concessi alibi di ogni tipo, e in cui gli insegnanti sono indotti ad un atteggiamento difensivo, le carte non potranno che aumentare all’infinito: fino a che non saranno costretti a compilare una griglia per registrare i modi e i tempi del “buongiorno” alla classe, al momento dell’ingresso in aula.
Tempo sprecato più che mai, per tutti.