Compito di Realtà

Il seguente episodio è accaduto nel settembre 2024, in una scuola italiana. Per me non si…

Il seguente episodio è accaduto nel settembre 2024, in una scuola italiana. Per me non si tratta di nulla di nuovo, anzi è un classico. In una seconda classe di una scuola secondaria di primo grado, un insegnante ha distribuito delle fotocopie con le tracce di alcuni esercizi e ha dato più di un’ora di tempo per risolverli, dopo di che gli alunni hanno consegnato i loro fogli, come se fosse un compito in classe, ma senza valutazione. Ho esaminato alcuni di tali compiti.

Una delle domande era: “Se il prezzo del prosciutto è di 23 €/kg, quanto costano 100 g di prosciutto?”. Chiarisco che, in quella città, le salumerie espongono i prezzi al chilogrammo, pertanto si può a ragione dire che problemi di questo tipo fanno parte della vita quotidiana. Adesso vi riporto fedelmente ed integralmente, quello che ha scritto un’alunna:

100 – 23 = 77 € (costano 77 €)

L’alunna in questione lo scorso anno è stata promossa col 9 in matematica.

Nella scuola italiana questo semplice problemino non merita di essere considerato un “compito di realtà“. Siamo arrivati a questo disastro a forza di fare altre cose, di solito più graziose da vedere, che meritano, però, di essere chiamate “compiti di realtà”.

Questo articolo è molto breve perché ometto di scrivere quello che mi verrebbe voglia di fare ai sostenitori dei compiti di realtà. Mi voglio auto-censurare. Ometto anche le mie opinioni e le mie spiegazioni. Giudicate da soli. Chiarisco a chi avesse dei dubbi: l’alunna in questione non ha alcun tipo di difficoltà, non mi sarei permessa di raccontare questo episodio se fosse stato richiesto di elaborare un PEI o un PDP o se l’alunna si fosse trovata in una qualsiasi condizione di disagio.

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