Apprendimento per scoperta: qualche chiarimento necessario ed autorevole
La pedagogia attuale insiste, sbagliando, su forme di apprendimento non applicabili (se non con enorme spreco di energie) alla lettura, alla scrittura, al calcolo…
In un recentissimo saggio sui rapporti tra le pratiche educative e l’evoluzione del cervello umano lo psicologo statunitense David C. Geary (n. 1957) mette a fuoco le importanti ricadute educative derivanti dalla differenza tra conoscenze/capacità primarie e conoscenze/capacità secondarie.
L’apprendimento primario è il realizzarsi di capacità o abilità ereditate biologicamente, ed è il solo presente negli animali e nei bambini piccoli. Di solito passa dal gioco spontaneo, ed è quindi apprendimento inconsapevole; inoltre concerne le conoscenze di tipo implicito. L’apprendimento secondario invece è l’acquisizione, mediata dall’esercizio e dalla memoria, di conoscenze ed abilità che non possiamo ereditare biologicamente, ma a cui accediamo se beneficiamo della trasmissione intergenerazionale della cultura: cioè dell’istruzione.
Tutto il problema dell’attuale pedagogia consiste nel voler ridurre i modi dell’apprendimento secondario ai modi dell’apprendimento primario, con enorme danno per le generazioni oggetto di questo travisamento educativo.
Leggiamo le parole di Geary.
“Il suggerimento educativo più importante sorge dal fatto che le reti neuro-cognitive e le tendenze comportamentali alla base dello sviluppo delle capacità primarie sono differenti da quelle alla base dello sviluppo delle capacità secondarie. Molte delle impalcature necessarie alle capacità primarie emergono durante lo sviluppo prenatale e neonatale, e le piene capacità emergono senza istruzione o senza molto sforzo cognitivo, purché il bambino sia impegnato in attività tipiche della specie. Molte di queste impalcature neuro-comportamentali hanno una profonda storia evoluzionistica e, in una forma o in un’altra, sono visibili in tutte le specie viventi. Noi non abbiamo questa profonda storia evoluzionistica per gli ambiti teorici, quindi non vi sono né previsti né trovati gli stessi tipi di impalcature innate, come si è mostrato per la lettura e per alcuni aspetti della matematica. Ne segue che la struttura innata che guida lo sviluppo delle capacità comuni primarie, come il linguaggio, deve essere fornita da materiali d’istruzione, da pratiche didattiche e dal riconoscimento culturale delle capacità secondarie come lettura e scrittura.
Inoltre la conoscenza inclusa nelle capacità primarie è implicita: per interpretare le espressioni facciali o per dirigersi da un posto all’altro non c’è bisogno di comprensione esplicita, perché le reti neurali di base guidano le condotte e le cognizioni associate. La conoscenza e le capacità secondarie, come la lettura fluida, possono diventare automatiche e implicite, ma non senza notevole esercitazione. Prima di raggiungere questo punto, l’istruzione deve fornire una struttura esplicita alla conoscenza da imparare, come è illustrato dagli esempi svolti o dagli esempi passo-passo su come risolvere un tipo o un altro tipo di problema. Il grado di struttura esterna richiesta varierà da un alunno all’altro, in base ai fattori già descritti che influenzano i risultati educativi, incluse la capacità cognitiva, la diligenza, le concezioni intellettuali di sé e l’ansietà, come pure la conoscenza precedente della disciplina.
I vantaggi di un curricolo organizzato ed esplicito furono dimostrati dal Project Follow Through (Progetto portare a termine), che fu il più grande intervento educativo mai condotto. Lo studio [iniziato nel 1968] fornì una valutazione quasi sperimentale delle differenti impostazioni didattiche e coinvolse circa 200.000 bambini di 180 comunità. Ogni scuola partecipante fu accompagnata da una università o da un gruppo di riferimento, perché sviluppasse ed eseguisse un intervento quadriennale, dal giardino d’infanzia fino alla terza elementare, fondato su principi e punti di vista differenti. Questi riflettevano una propria filosofia didattica di base e includevano ampiamente l’istruzione diretta, le impostazioni cognitive (p. es. il concentrarsi sulla soluzione dei problemi) e le impostazioni socio/affettive che si concentravano, per esempio, sulla fiducia in sé stessi. Gli obiettivi educativi variavano da un mirare alla padronanza delle abilità di base alla soluzione di problemi complessi e alla comprensione concettuale. Nel complesso, i bambini inseriti nei programmi di istruzione diretta, centrati sulle abilità e sulla padronanza di base, ebbero risultati migliori nelle abilità di base, nella soluzione dei problemi, ed ebbero una migliore concezione intellettuale di sé rispetto agli alunni inseriti negli altri programmi. […]
Sebbene resti molto da imparare, sembra esserci un vasto consenso sul fatto che l’apprendimento per scoperta senza assistenza, guidato dall’alunno, è meno efficace dell’istruzione diretta, ma che per alcuni contenuti teorici le impostazioni didattiche che includono una combinazione di insegnamento diretto e di scoperta guidata sono a volte più efficaci dell’istruzione diretta applicata da sola. L’istruzione guidata, nella quale l’insegnante e i materiali didattici offrono un po’ di struttura all’apprendimento, è coerente con una prospettiva evoluzionistica, perché organizza l’episodio di apprendimento degli alunni in modalità che non esisterebbero con l’apprendimento per scoperta non guidato. L’uso efficace dell’apprendimento per scoperta dipende, in ogni caso, da fattori sottolineati nella teoria del carico cognitivo, incluse una solida comprensione della conoscenza di base pertinente, che è meglio acquisita attraverso l’istruzione diretta, e le esigenze di attenzione durante l’episodio di apprendimento”.
[da David C. Geary, The Evolved Mind and Modern Education, Cambridge University Press, Cambridge, 2024, pp. 54-56]