“Non si danno insufficienze nelle materie orali in questa scuola!”
Il Gessetto riceve lettere relative ad esperienze professionali in cui ci si può rispecchiare. Bisogna restare uniti nella consapevolezza della fase che stiamo attraversando.
«Il futuro sarà come sono le scuole di oggi»
Il Gessetto riceve lettere relative ad esperienze professionali in cui ci si può rispecchiare. Bisogna restare uniti nella consapevolezza della fase che stiamo attraversando.
Non ha fine la lista delle educazioni a valori e principi cui, secondo alcuni, bisognerebbe educare gli alunni per migliorare la società: sempre sottraendo risorse al sapere.
Oggi viene chiamato IPIA, e forse la scomparsa della parola “Stato” nell’acronimo sottolinea, in maniera quasi ridondante, come queste strutture vengano oramai abbandonate da Roma a loro stesse, tra i flutti di un lassismo oramai dilagante, ed imperante.
Siamo certi che le diagnosi precoci siano sempre il meglio? Siamo certi che la medicalizzazione a scuola produca sempre effetti benefici? Per nulla…
L’insegnante ha grandissime responsabilità, e può certamente sbagliare, ma non tutto dipende da lui.
La burocrazia potrebbe anche essere utile ed avere un senso se non diventasse autoreferenziale, scollegata dalla realtà e il fine del sistema invece che uno dei suoi mezzi per realizzare i propri scopi.
Katharine Birbalsingh è una preside britannica nota per le sue posizioni sull’educazione tradizionale e la disciplina scolastica. Fondatrice della Michaela Community School, promuove rigore teorico, rispetto e ordine, sfidando le idee progressiste sull’insegnamento e sull’inclusione educativa.
Come i colleghi usino facilitazioni per coccolare gli studenti.
Se amiamo veramente i nostri figli perché stiamo costruendo sistemi e pratiche che minano fattivamente le loro possibilità di successo?
Le Nuove Indicazioni Nazionali anticipate dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara lasciano sperare che qualcosa si stia muovendo.
L’occidente (e la scuola) è in preda ad una furia patologizzante, che crea etichette emotive e psicologiche là dove solo pochi decenni fa c’erano le ineluttabili difficoltà della vita. Tutto ciò però non ha reso le persone più forti e capaci di affrontare il quotidiano.
La scuola deve superare gli equivoci pedagogici e assumersi il compito di trasmettere efficacemente le discipline teoriche.
Come migliorare i curricoli di studio relativi ai vari ordini di scuola? Non è troppo difficile.
Un tot di disciplina e di severità serve prima di tutto ai ragazzi, altrimenti in balia delle proprie pulsioni.
Non ci si può sempre nascondere dietro ad argomenti di qualche peso, che però evitano il bersaglio principale: l’evidente abisso che separa le valutazioni ordinarie delle scuole da quelle dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione.
Fa sempre bene collocare quel che accade nella nostra scuola all’interno di un orizzonte più ampio, altrimenti non si uscirà mai dal provincialismo più passivo.
È possibile pensare i cambiamenti intervenuti nella scuola italiana senza farsi ubriacare dai freddi dati, dai numeri delle statistiche e dalla pseudoscienza? Certamente sì. Le testimonianze sono ricche di note significative, e soprattutto fanno parlare le vecchie priorità, oggi sommerse da una giostra di obiettivi confondenti.
Sembra che ogni insegnante possa dire e fare quello che vuole. Significa pluralità e libertà di insegnamento? Non direi, altrimenti saremmo liberi anche di programmare secondo la nostra coscienza e di dichiararlo. Per come la vedo io, abbiamo perso la bussola.
Finalmente si è fatta chiarezza sulla definizione esatta di conoscenza, abilità e competenza. O forse no?
Non c’è realmente modo di sostituire con profitto i molti effetti benefici dello studio disciplinare, e della curiosità per il sapere. Ogni tentativo di creare negli allievi le condizioni psicologiche ideali e propedeutiche agli apprendimenti apre nuove falle nel processo di formazione della personalità in preparazione alla vita.
Il sociologo inglese Furedi non gira attorno al problema: proteggere troppo i bambini e i ragazzi pregiudica la possibilità che essi raggiungano i traguardi ambiziosi. La pedagogia attuale ha messo al centro questa protezione smodata.
Dietro le scempiaggini scritte o dette dagli studenti si cela un mondo caratterizzato dall’ignoranza e dall’arroganza di un popolo che sta perdendo la propria stessa cultura riuscendo sempre meno a trasmetterla alle future generazioni.
La parola “discriminare” deriva dal latino e significa “separare“, “distinguere“. Non a caso la parola “discrimen“,…
L’incapacità di Dewey di osservare la realtà trasforma la sua scrittura in un teatro del pregiudizio.
La natura è ambigua e non può guidare l’educatore.
A quasi otto mesi dalla nascita la pagina Facebook del Gessetto ha raggiunto i 3000 followers! Grazie a tutti voi ci sentiamo ancora più stimolati ad andare avanti con la nostra battaglia!
La trasmissione radiofonica ‘Tutti in classe’ prepara il terreno a tutti i novatori ed avanguardisti della scuola, che vogliono sempre più lontana dal modello trasmissivo, legato al sapere, ai libri, per spingerla (vagamente) verso il ‘territorio’…
Non fa male proporre qualche esempio, tra le migliaia, di testi del tutto vuoti di senso (o quasi) che spesso coronano il lavoro dei pedagogisti. La presunzione che mandare dalla propria torre d’avorio messaggi oscuri, criptici, rechi alla disciplina lustro e spessore culturale va sempre messa a confronto con i risultati che tale mentalità ha prodotto nella scuola italiana (e non solo).