Superare l’incapacità: un costo e un metodo
Un tot di disciplina e di severità serve prima di tutto ai ragazzi, altrimenti in balia delle proprie pulsioni.
«Il futuro sarà come sono le scuole di oggi»
Un tot di disciplina e di severità serve prima di tutto ai ragazzi, altrimenti in balia delle proprie pulsioni.
Non ci si può sempre nascondere dietro ad argomenti di qualche peso, che però evitano il bersaglio principale: l’evidente abisso che separa le valutazioni ordinarie delle scuole da quelle dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione.
Fa sempre bene collocare quel che accade nella nostra scuola all’interno di un orizzonte più ampio, altrimenti non si uscirà mai dal provincialismo più passivo.
È possibile pensare i cambiamenti intervenuti nella scuola italiana senza farsi ubriacare dai freddi dati, dai numeri delle statistiche e dalla pseudoscienza? Certamente sì. Le testimonianze sono ricche di note significative, e soprattutto fanno parlare le vecchie priorità, oggi sommerse da una giostra di obiettivi confondenti.
Sembra che ogni insegnante possa dire e fare quello che vuole. Significa pluralità e libertà di insegnamento? Non direi, altrimenti saremmo liberi anche di programmare secondo la nostra coscienza e di dichiararlo. Per come la vedo io, abbiamo perso la bussola.
Finalmente si è fatta chiarezza sulla definizione esatta di conoscenza, abilità e competenza. O forse no?
Non c’è realmente modo di sostituire con profitto i molti effetti benefici dello studio disciplinare, e della curiosità per il sapere. Ogni tentativo di creare negli allievi le condizioni psicologiche ideali e propedeutiche agli apprendimenti apre nuove falle nel processo di formazione della personalità in preparazione alla vita.
Il sociologo inglese Furedi non gira attorno al problema: proteggere troppo i bambini e i ragazzi pregiudica la possibilità che essi raggiungano i traguardi ambiziosi. La pedagogia attuale ha messo al centro questa protezione smodata.
Dietro le scempiaggini scritte o dette dagli studenti si cela un mondo caratterizzato dall’ignoranza e dall’arroganza di un popolo che sta perdendo la propria stessa cultura riuscendo sempre meno a trasmetterla alle future generazioni.
La parola “discriminare” deriva dal latino e significa “separare“, “distinguere“. Non a caso la parola “discrimen“,…
L’incapacità di Dewey di osservare la realtà trasforma la sua scrittura in un teatro del pregiudizio.
La natura è ambigua e non può guidare l’educatore.
A quasi otto mesi dalla nascita la pagina Facebook del Gessetto ha raggiunto i 3000 followers! Grazie a tutti voi ci sentiamo ancora più stimolati ad andare avanti con la nostra battaglia!
La trasmissione radiofonica ‘Tutti in classe’ prepara il terreno a tutti i novatori ed avanguardisti della scuola, che vogliono sempre più lontana dal modello trasmissivo, legato al sapere, ai libri, per spingerla (vagamente) verso il ‘territorio’…
Non fa male proporre qualche esempio, tra le migliaia, di testi del tutto vuoti di senso (o quasi) che spesso coronano il lavoro dei pedagogisti. La presunzione che mandare dalla propria torre d’avorio messaggi oscuri, criptici, rechi alla disciplina lustro e spessore culturale va sempre messa a confronto con i risultati che tale mentalità ha prodotto nella scuola italiana (e non solo).
Non fa male proporre qualche esempio, tra le migliaia, di testi del tutto vuoti di senso (o quasi) che spesso coronano il lavoro dei pedagogisti. La presunzione che mandare dalla propria torre d’avorio messaggi oscuri, criptici, rechi alla disciplina lustro e spessore culturale va sempre messa a confronto con i risultati che tale mentalità ha prodotto nella scuola italiana (e non solo).
Discutere, discutere, discutere razionalmente è il meglio che si possa fare
Come in ogni ambito della vita umana, il cambiamento a scuola è continuo: ma c’è stata una fase su cui bisognerebbe portare la nostra attenzione più spesso.
Ovvero: perché è aritmeticamente certa la promozione in uno pseudo-Liceo Linguistico.
Quanto apprendono gli allievi da quando le nostre scuole hanno iniziato ad aprirsi al ‘nuovo’?
Il diavolo si annida nei dettagli e molti sono i segnali della grave crisi del sistema scolastico.
Presentiamo, a partire da oggi, alcune utili definizioni che accompagnano l’importante opera “Le scuole di cui abbiamo bisogno e perché non le abbiamo” di E. D. Hirsch, pubblicata nel 1996
Una recensione di parte, ovviamente, perché non si capisce come si possa stare altrove rispetto a quanto descrive Giorgio Ragazzini nel suo libro sulla scuola.
Nella lezione frontale si può sorprendere l’animo, l’intelligenza e la coscienza degli alunni e aprire a un nuovo percorso cogliendo in lui la volontà di voler andare fino in fondo e aprire quelle scatole dei segreti che piano piano gli si pone davanti.
C’è qualcosa di peggio dei progetti scolastici ordinari
La deriva del linguaggio nei giovanissimi è un argomento di cui si parla spesso in modo superficiale, rinunciando a scandagliare le motivazioni che hanno portato a una progressiva perdita della capacità di maneggiare la lingua e senza chiedersi come si potrebbe correre ai ripari. Si accusano genericamente i mezzi tecnologici di aver sottratto ai giovanissimi la capacità di esprimersi con termini appropriati e complessi e di elaborare un pensiero profondo e articolato.
In questi giorni i media ci fanno due orecchie così con la solita ritrita tiritera della necessità di introdurre nella scuola, tra le altre già invadenti educazioni, anche quella ‘sentimentale’ e/o ‘relazionale’.