Il rapporto tra istruzione ed educazione
Molti rivendicano una scuola che educhi più che istruire; altri invece non scorgono il valore educativo dell’istruzione
«Il futuro sarà come sono le scuole di oggi»
Molti rivendicano una scuola che educhi più che istruire; altri invece non scorgono il valore educativo dell’istruzione
È giusto lamentare i danni sociali derivanti dall’esistenza di percorsi di studio di livello sempre più modesto e, allo stesso tempo, assecondare quei percorsi, magari per utiità familiare?
La scuola senza voti nasce dal rifiuto pedagogico dell’alfabetizzazione e della conoscenza discorsiva come suoi scopi costitutivi.
C’è chi si espresse con parole nette sulla pedagogia di stampo romantico che attribuisce al bambino capacità che ancora non possiede
L’attuale esame di Stato, in particolare il colloquio, soffre molti difetti: induce il candidato ad effettuare collegamenti anche inconsistenti, svantaggia chi ha un profilo cognitivo analitico e privilegia, a scapito della verifica delle conoscenze, “oggetti scolastici non identificati” quali clil, pcto, capolavoro, curriculum dello studente, orientamento.
Le parole non sono un’immagine sbiadita delle cose, ma il loro contenuto essenziale.
Il nozionismo si supera non con l’operatività manuale, ma con l’approfondimento bibliografico.
Per superare la crisi della conoscenza nella scuola occorre conoscere la storia della scuola e gli errori della pedagogia.
Pochissimi, anche tra gli insegnanti, sanno che la quasi totalità delle pratiche promosse come novità salvifiche nella scuola di oggi non sono che ricicciamenti perpetui o tardivi di pratiche ed idee che hanno almeno un secolo di vita
Da anni gli insegnanti della scuola italiana sono invitati a prendere atto dell’esistenza di diversi stili cognitivi per mettere in discussione la loro didattica.
Si susseguono però gli studi accademici che dimostrano che può essere un errore
Le storie di riscatto attraverso lo studio e la cultura non sono sempre storie di successo immediato e genialità precoce, ma sono spesso racconti caratterizzati da cadute e sacrifici che oggi quasi nessuno considera accettabili. Ma a quali costi, in termini di mobilità sociale?
Per decenni, in Italia, le conoscenze disciplinari degli insegnanti sono state considerate meritevoli di accertamento scritto. Ora non più
La reazione d’oltralpe non è di chiusura al nuovo in quanto tale, ma semmai una indisponibilità a un nuovismo acritico, senza limiti e senza distinzioni
Non è così infrequente che adulti e insegnanti si aggrappino a un’idea confusa di amore per sostenere la necessità di rendere la vita scolastica più facile del dovuto
Circa il suo abbandono il presidente onorario dell’Accademia della Crusca ha recentemente messo in guardia coloro che si occupano di istruzione. Spesso si investe troppo nella scrittura digitale, e questo sovra-investimento non è privo di effetti indesiderati
La scuola è accusata di trasmissività: pochi però vanno oltre lo slogan per spiegare con esattezza dove stia la colpa; anzi, come sia possibile una simile accusa
Basta burocrazia! (Per brevità)
Che ne pensa il prof. Ludovico Vianello della scuola di oggi?
Che ne pensa il prof. Piero Galli della scuola di oggi?
In margine alla cronaca di una recente esperienza didattica
L’essere umano – si dice oggi – è resiliente: ma la sua resilienza va ben coltivata, altrimenti è perduta
Che ne pensa il prof. Sven Glietenberg della scuola di oggi?
È possibile che la resistenza alla scuola sciatta e confusa sia solo il frutto di emozioni e sentimenti?
Che ne pensa il prof. Simone Biazzi della scuola di oggi?
Che ne pensa la prof.ssa Kate Cook della scuola di oggi?
Perché è importante studiare la storia dell’arte a scuola? Perché può servirci a sentire, almeno in parte, lo spirito che in precedenza ha animato i nostri simili nella produzione di oggetti artistici, e quindi a comprendere – vedere – meglio la produzione artistica contemporanea, che deriva da quella precedente.
Che ne pensa il prof. Massimo Migliorati della scuola di oggi?