Intervista alla prof.ssa Kate Cook
Che ne pensa la prof.ssa Kate Cook della scuola di oggi?
«Il futuro sarà come sono le scuole di oggi»
Che ne pensa la prof.ssa Kate Cook della scuola di oggi?
Perché è importante studiare la storia dell’arte a scuola? Perché può servirci a sentire, almeno in parte, lo spirito che in precedenza ha animato i nostri simili nella produzione di oggetti artistici, e quindi a comprendere – vedere – meglio la produzione artistica contemporanea, che deriva da quella precedente.
Che ne pensa il prof. Massimo Migliorati della scuola di oggi?
Che ne pensa il prof. Adriano Bernasconi della scuola di oggi?
Che ne pensa il prof. Giulio Merici della scuola di oggi?
Quale peso devono avere la metodologia o la psicologia nella formazione dell’insegnante? E la conoscenza della disciplina?
Introdotto quasi un quindicennio fa come l’ultima e necessaria frontiera dell’innovazione scolastica, il CLIL sembra sopravvivere oggi solo per inerzia, nel disinteresse generale (e ministeriale), incapace per lo più di apportare autentico valore aggiunto all’insegnamento sia della disciplina che della lingua straniera veicolare.
I genitori? Fuori dalla scuola.
Che ne pensa il prof. Mathias Tistelgren della scuola di oggi?
L’Italia non è un paese sempre capace di organizzazione impeccabile; e le scuole non fanno eccezione. Inoltre la tecnologia è fragile e presto obsolescente: perché dunque metterci interamente nelle sue mani?
Un recente studio norvegese mette a nudo quali siano gli imprevedibili effetti dell’utilizzo di strumenti che parrebbero solo facilitare la vita agli scolari ed agli studenti
Tra i libri che si occupano di analizzare i cambiamenti avvenuti nella scuola italiana, il recente “Una scuola esigente” di Giorgio Ragazzini, si distingue per l’utile studio genealogico delle idee didattiche e pedagogiche correnti
Che cosa c’è dietro l’insistenza sulle emozioni e sull’emotività nella neo-didattica arrembante
Che ne pensa il prof. Franco Manni della scuola di oggi?
Il confronto tra sistemi educativi di paesi lontani tra loro non equivale certamente a una dimostrazione indiscutibile; eppure può fornire qualche utile elemento di riflessione
Riportiamo qui il testo di un intervento di Chistophe Duval, rappresentante del “Manifeste pour la reconquete d’une école qui instruise” che in Francia raccoglie migliaia di adesioni
Anche all’estero non mancano i dibattiti sulla scuola, non di rado centrati proprio sulle idee pedagogiche, anziché sulle sole ragioni di economia dell’istruzione
La cultura dei “nuovisti” apre spesso altre finestre sulla realtà: ma fuori non c’è nulla
Chi, in nome di una didattica ad ogni costo innovativa, difende la superiorità delle immagini (e in genere dei tanti strumenti multimediali) sulla parola scritta, trascura il fatto che il registro iconico presuppone – e non può sostituire – quello verbale, se non al prezzo di una drastica deconcettualizzazione e del conseguente crollo della capacità critica che la parola scritta porta con sé.
Cosa resta da fare quando ci si trova a far parte di un sistema corrotto?
La filosofa tedesca colse la tendenza della pedagogia a sganciarsi dalle discipline d’insegnamento
La voglia di stravolgere la scuola e la sua storia, frutto di lunghe esperienze passate, non sembra essere il risultato di un ragionamento
Nella scuola tendiamo ad introiettare le novità in modo acritico, spesso senza nemmeno indagare quali effetti esse abbiano prodotto nei paesi in cui sono state introdotte prima
Non si tratta certo di accettare l’inaccettabile; ma è davvero possibile modificare in modo significativo le manifestazioni della sfera affettiva delle persone attraverso l’intelletto?
Il sistema scolastico svedese ha già cercato di sostituire la conoscenza con l’istruzione, intesa come educazione dei bambini. A causa di questo cambiamento, in cui è stata sottovalutata l’importanza della conoscenza, i risultati della Svezia nelle competenze di base, come la lettura, si sono molto deteriorati.
Si può certo apprendere con divertimento, con piacere (il piacere della scoperta riguarda anche gli scienziati); ma bisogna anche acquisire la capacità di lavorare (l’apprendimento è il mestiere dello studente) quando l’attività sia meno o per nulla divertente
Qual è la lezione della storia circa gli effetti benefici del sapere disinteressato sulle altre attività umane?