Buonismo come opportunismo
L’apparire comprensivi o generosi può essere una strategia per evitare uno scontro nel quale l’insegnante teme di soccombere.
Ecco la nona memoria dal sottoscuola che coincide con il contenuto anonimo di un fogliettino scritto a mano, con una bella calligrafia, che ho ritrovato sotto uno scatolone. Dopo averlo raccolto e spolverato, ho potuto leggere questo breve pensiero contenente un’interessante riflessione sul concetto di “buonismo” che viene inteso, sostanzialmente, come l’attitudine di colui che finge buone intenzioni, nascondendo, nel contempo, i propri egoistici secondi fini. Chissà in che modo questa idea si lega alla scuola e all’insegnamento! Riguarda forse i dirigenti scolastici? O gli insegnanti? Oppure entrambe queste due categorie professionali? O magari riguarda tutt’altro?! Non lo so, ma resta il fatto che questa breve riflessione mi sembra ancora molto attuale, e non solamente rispetto al sistema scolastico odierno, ma direi addirittura all’universo umano in generale. Eccola:
Il buonismo è una ostentazione di benevolenza, ovvero una esibizione di qualcosa di positivo che in realtà non c’è. Il buonismo, dunque, è una menzogna, un travestimento, una finzione e una particolare ipocrisia volta ad ottenere un secondo fine, che può essere un riconoscimento, oppure un favore, oppure ancora un modo per proteggersi dagli altri, per prevenire eventuali attacchi altrui mascherandosi da buoni, o buonisti, appunto. Il buonismo, insomma, è una forma di opportunismo egoista ed ipocrita: una sorta di festa in maschera in cui si recita la parte del buono senza necessariamente esserlo.
Il testo che hai appena letto è tratto dall’archivio immaginario di una scuola invisibile ma ricca di storie interessanti.
Tutto cominciò così: “La genesi delle Memorie dal sottoscuola”