Giugno di bontà
Sembra inestinguibile la tendenza di troppi docenti a valutare gli esiti dei percorsi scolastici seguendo criteri di tipo moralistico
«Il futuro sarà come sono le scuole di oggi»
Sembra inestinguibile la tendenza di troppi docenti a valutare gli esiti dei percorsi scolastici seguendo criteri di tipo moralistico
La conoscenza scientifica è dimostrativa; presuppone dunque strutture cognitive non ereditate per via naturale, ma da costruire con consapevolezza e fatica tramite l’insegnamento scolastico. La pedagogia, che disprezza la conoscenza dimostrativa, è causa della rovina della scuola.
Il pedagoghese è un gergo, e sembra incarnare la precisa vocazione ad escludere chi non si occupa in prima persona di pedagogia, oltre che a girare quasi sempre a vuoto attorno a poche e malsicure conoscenze.
In una scuola, per decisione del Dirigente, due studenti di religione islamica sono stati esentati dallo studio di Dante e della Commedia in quanto ritenuta potenzialmente offensiva.
Molti rivendicano una scuola che educhi più che istruire; altri invece non scorgono il valore educativo dell’istruzione
L’attuale esame di Stato, in particolare il colloquio, soffre molti difetti: induce il candidato ad effettuare collegamenti anche inconsistenti, svantaggia chi ha un profilo cognitivo analitico e privilegia, a scapito della verifica delle conoscenze, “oggetti scolastici non identificati” quali clil, pcto, capolavoro, curriculum dello studente, orientamento.
Pochissimi, anche tra gli insegnanti, sanno che la quasi totalità delle pratiche promosse come novità salvifiche nella scuola di oggi non sono che ricicciamenti perpetui o tardivi di pratiche ed idee che hanno almeno un secolo di vita
Da anni gli insegnanti della scuola italiana sono invitati a prendere atto dell’esistenza di diversi stili cognitivi per mettere in discussione la loro didattica.
Si susseguono però gli studi accademici che dimostrano che può essere un errore
La scuola è accusata di trasmissività: pochi però vanno oltre lo slogan per spiegare con esattezza dove stia la colpa; anzi, come sia possibile una simile accusa
In margine alla cronaca di una recente esperienza didattica
Perché è importante studiare la storia dell’arte a scuola? Perché può servirci a sentire, almeno in parte, lo spirito che in precedenza ha animato i nostri simili nella produzione di oggetti artistici, e quindi a comprendere – vedere – meglio la produzione artistica contemporanea, che deriva da quella precedente.
Quale peso devono avere la metodologia o la psicologia nella formazione dell’insegnante? E la conoscenza della disciplina?
Introdotto quasi un quindicennio fa come l’ultima e necessaria frontiera dell’innovazione scolastica, il CLIL sembra sopravvivere oggi solo per inerzia, nel disinteresse generale (e ministeriale), incapace per lo più di apportare autentico valore aggiunto all’insegnamento sia della disciplina che della lingua straniera veicolare.
Un recente studio norvegese mette a nudo quali siano gli imprevedibili effetti dell’utilizzo di strumenti che parrebbero solo facilitare la vita agli scolari ed agli studenti
Tra i libri che si occupano di analizzare i cambiamenti avvenuti nella scuola italiana, il recente “Una scuola esigente” di Giorgio Ragazzini, si distingue per l’utile studio genealogico delle idee didattiche e pedagogiche correnti
Chi, in nome di una didattica ad ogni costo innovativa, difende la superiorità delle immagini (e in genere dei tanti strumenti multimediali) sulla parola scritta, trascura il fatto che il registro iconico presuppone – e non può sostituire – quello verbale, se non al prezzo di una drastica deconcettualizzazione e del conseguente crollo della capacità critica che la parola scritta porta con sé.
La filosofa tedesca colse la tendenza della pedagogia a sganciarsi dalle discipline d’insegnamento
La voglia di stravolgere la scuola e la sua storia, frutto di lunghe esperienze passate, non sembra essere il risultato di un ragionamento
Nella scuola tendiamo ad introiettare le novità in modo acritico, spesso senza nemmeno indagare quali effetti esse abbiano prodotto nei paesi in cui sono state introdotte prima
Non si tratta certo di accettare l’inaccettabile; ma è davvero possibile modificare in modo significativo le manifestazioni della sfera affettiva delle persone attraverso l’intelletto?
Si può certo apprendere con divertimento, con piacere (il piacere della scoperta riguarda anche gli scienziati); ma bisogna anche acquisire la capacità di lavorare (l’apprendimento è il mestiere dello studente) quando l’attività sia meno o per nulla divertente
Qual è la lezione della storia circa gli effetti benefici del sapere disinteressato sulle altre attività umane?
Solo l’ignoranza su un dibattito millenario può generare una simile banalizzazione
Al “maestro” competono grandi responsabilità che gli è possibile assumere solo se non ci sono equivoci sul suo ruolo, che lo distingue dagli altri
Mantenere una prospettiva storica su ciò che definiamo “patrimonio culturale” presenta grandi vantaggi che non sarebbe giusto liquidare solo in nome di ciò che accade in altri paesi
Anche se conosciamo la risposta da millenni può valer la pena sapere che le conferme sono arrivate anche dalla psicologia contemporanea
Il dibattito sui rapporti tra educazione ed istruzione in epoca illuminista è ricco di insegnamenti ancor validi