“Non si danno insufficienze nelle materie orali in questa scuola!”
Il Gessetto riceve lettere relative ad esperienze professionali in cui ci si può rispecchiare. Bisogna restare uniti nella consapevolezza della fase che stiamo attraversando.
«Il futuro sarà come sono le scuole di oggi»
Il Gessetto riceve lettere relative ad esperienze professionali in cui ci si può rispecchiare. Bisogna restare uniti nella consapevolezza della fase che stiamo attraversando.
Oggi viene chiamato IPIA, e forse la scomparsa della parola “Stato” nell’acronimo sottolinea, in maniera quasi ridondante, come queste strutture vengano oramai abbandonate da Roma a loro stesse, tra i flutti di un lassismo oramai dilagante, ed imperante.
L’insegnante ha grandissime responsabilità, e può certamente sbagliare, ma non tutto dipende da lui.
La burocrazia potrebbe anche essere utile ed avere un senso se non diventasse autoreferenziale, scollegata dalla realtà e il fine del sistema invece che uno dei suoi mezzi per realizzare i propri scopi.
Le Nuove Indicazioni Nazionali anticipate dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara lasciano sperare che qualcosa si stia muovendo.
Come migliorare i curricoli di studio relativi ai vari ordini di scuola? Non è troppo difficile.
Un tot di disciplina e di severità serve prima di tutto ai ragazzi, altrimenti in balia delle proprie pulsioni.
Non ci si può sempre nascondere dietro ad argomenti di qualche peso, che però evitano il bersaglio principale: l’evidente abisso che separa le valutazioni ordinarie delle scuole da quelle dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione.
Fa sempre bene collocare quel che accade nella nostra scuola all’interno di un orizzonte più ampio, altrimenti non si uscirà mai dal provincialismo più passivo.
È possibile pensare i cambiamenti intervenuti nella scuola italiana senza farsi ubriacare dai freddi dati, dai numeri delle statistiche e dalla pseudoscienza? Certamente sì. Le testimonianze sono ricche di note significative, e soprattutto fanno parlare le vecchie priorità, oggi sommerse da una giostra di obiettivi confondenti.
Sembra che ogni insegnante possa dire e fare quello che vuole. Significa pluralità e libertà di insegnamento? Non direi, altrimenti saremmo liberi anche di programmare secondo la nostra coscienza e di dichiararlo. Per come la vedo io, abbiamo perso la bussola.
Finalmente si è fatta chiarezza sulla definizione esatta di conoscenza, abilità e competenza. O forse no?
Dietro le scempiaggini scritte o dette dagli studenti si cela un mondo caratterizzato dall’ignoranza e dall’arroganza di un popolo che sta perdendo la propria stessa cultura riuscendo sempre meno a trasmetterla alle future generazioni.
La natura è ambigua e non può guidare l’educatore.
Non fa male proporre qualche esempio, tra le migliaia, di testi del tutto vuoti di senso (o quasi) che spesso coronano il lavoro dei pedagogisti. La presunzione che mandare dalla propria torre d’avorio messaggi oscuri, criptici, rechi alla disciplina lustro e spessore culturale va sempre messa a confronto con i risultati che tale mentalità ha prodotto nella scuola italiana (e non solo).
Non fa male proporre qualche esempio, tra le migliaia, di testi del tutto vuoti di senso (o quasi) che spesso coronano il lavoro dei pedagogisti. La presunzione che mandare dalla propria torre d’avorio messaggi oscuri, criptici, rechi alla disciplina lustro e spessore culturale va sempre messa a confronto con i risultati che tale mentalità ha prodotto nella scuola italiana (e non solo).
Discutere, discutere, discutere razionalmente è il meglio che si possa fare
Come in ogni ambito della vita umana, il cambiamento a scuola è continuo: ma c’è stata una fase su cui bisognerebbe portare la nostra attenzione più spesso.
Ovvero: perché è aritmeticamente certa la promozione in uno pseudo-Liceo Linguistico.
Quanto apprendono gli allievi da quando le nostre scuole hanno iniziato ad aprirsi al ‘nuovo’?
Il diavolo si annida nei dettagli e molti sono i segnali della grave crisi del sistema scolastico.
Presentiamo, a partire da oggi, alcune utili definizioni che accompagnano l’importante opera “Le scuole di cui abbiamo bisogno e perché non le abbiamo” di E. D. Hirsch, pubblicata nel 1996
Nella lezione frontale si può sorprendere l’animo, l’intelligenza e la coscienza degli alunni e aprire a un nuovo percorso cogliendo in lui la volontà di voler andare fino in fondo e aprire quelle scatole dei segreti che piano piano gli si pone davanti.
C’è qualcosa di peggio dei progetti scolastici ordinari
In questi giorni i media ci fanno due orecchie così con la solita ritrita tiritera della necessità di introdurre nella scuola, tra le altre già invadenti educazioni, anche quella ‘sentimentale’ e/o ‘relazionale’.
Siamo davvero così sicuri che gli studenti apprezzino le “nuove” metodologie didattiche? Secondo la testimonianza del prof. Mathias Tistelgren, insegnante di filosofia e inglese in una scuola superiore di Göteborg (Svezia), le cose non stanno affatto così, anzi, stanno esattamente al contrario: gli studenti apprezzano molto le lezioni frontali, le regole chiare e lo studio tradizionale che comprende esercizi e voti.
La libertà vale anche per l’insegnamento: ma di che cosa?