C’è bisogno di cultura indipendente dalla vita pratica?

Qual è la lezione della storia circa gli effetti benefici del sapere disinteressato sulle altre attività umane?

A queste e molte altre domande ha cercato di rispondere lo storico della filosofia Paul Oskar Kristeller (1905-1999) che ha a lungo focalizzato la propria attenzione sulla storia umana intendendola come storia delle idee.

“Ma c’è una seconda e più importante lezione che mi piacerebbe trarre dal ruolo dell’umanesimo nella civiltà rinascimentale, oggi che le scienze umane sembrano ovunque sulla difensiva e siamo minacciati dalla prospettiva di un mondo fatto solo di vita pratica, di scienza, di religione, e di un’arte svuotata del suo contenuto intellettuale. Al contrario nel Rinascimento vediamo un solido corpus di scienze umane, ovvero di conoscenze laiche almeno in parte indipendenti dalla vita pratica, dalla scienza, dalla religione e dalle arti, che occupa un posto importante negli interessi e nell’iniziativa del tempo e che è a sua volta capace di esercitare un’influenza profonda e proficua su tutti gli altri campi dell’attività umana. Speriamo che le scienze umane così come le conosciamo possano sopravvivere e svolgere ancora una funzione altrettanto produttiva oggi, o comunque in un futuro non troppo lontano”

[tratto da P. O. Kristeller, Il pensiero e le arti nel Rinascimento, Donzelli, Roma, 2005, pp. 21-22]

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