Chiacchiere roboanti

Non fa male proporre qualche esempio, tra le migliaia, di testi del tutto vuoti di senso (o quasi) che spesso coronano il lavoro dei pedagogisti. La presunzione che mandare dalla propria torre d’avorio messaggi oscuri, criptici, rechi alla disciplina lustro e spessore culturale va sempre messa a confronto con i risultati che tale mentalità ha prodotto nella scuola italiana (e non solo).

Prosegue il nostro viaggio tra la fuffa, cioè tra i troppi testi pedagogici i cui autori, magari con la pretesa di ri-fondare daccapo l’azione educativa, riescono nel difficile compito di spendere molte parole per dire poco o nulla, e pure male. Nella vaghezza e indefinitezza delle loro idee è racchiusa la preoccupazione di chi è spaventato dalla possibilità di sbagliare assumendo una posizione netta: soprattutto quando la pretesa nascosta è quella di spazzare via secoli di pratiche educative e scolastiche.

Si può sbagliare, certo, proprio assumendo una posizione chiara, dicibile. Ma si può sbagliare anche non assumendo alcuna posizione precisa, con l’aggravante dello spreco di tempo e di energie.

Leggiamo.

“Un locus inflammatus dal quale ripartire

La riflessione sulle modalità e le dinamiche attraverso le quali è prevalentemente concettualizzata e vissuta la dimensione temporale dell’esperienza umana nell’orizzonte della cosiddetta cultura postmoderna appare un passaggio non eludibile allorché ci si accinge a ripensare le condizioni di un’educazione possibile per il nostro tempo.
Rispetto ad un simile scopo, tale riflessione emerge anzi, a nostro sommesso avviso, nel suo valore strategico, e ciò per una triplice serie di ragioni: la evidente problematicità del rapporto che il postmoderno istituisce con la temporalità ed in particolare con la storicità (gravida di conseguenze, come vedremo, sulla odierna cultura pedagogica e sui concreti processi formativi); la insopprimibile centralità della dimensione storico-temporale per il costituirsi di qualsivoglia dinamica educativa; la possibile fecondità di un approccio pedagogico che tenti di sintetizzare tale elemento strutturale (l’adeguata considerazione del tempo e della storia) con le potenzialità presenti in maniera seppur contraddittoria, latente o incoativa nel nostro contesto culturale.
Lo sviluppo di questi nuclei fondamentali costituisce l’oggetto e detta l’articolazione del nostro percorso, il cui contributo propositivo si condensa nel tentativo di giustificare e delineare l’idea di una promozione della memoria quale aspetto fondamentale del difficile lavoro di ricomprensione-rigenerazione dell’impresa educativa che ci impegna nel presente”.

  • da Postmodernità e pratiche pedagogiche, Vol. II, a cura di G. Dalle Fratte, Armando editore, Roma, 2004, p. 39

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