Davvero, basta.
È giusto lamentare i danni sociali derivanti dall’esistenza di percorsi di studio di livello sempre più modesto e, allo stesso tempo, assecondare quei percorsi, magari per utiità familiare?
Non passa giorno in cui non senta qualcuno che si lamenti di qualche professionista incompetente che gli ha procurato un danno più o meno grave. Un medico, un meccanico, un ingegnere, un architetto, un geometra, un idraulico, un dentista, un fabbro, un serramentista, un fisioterapista, un traduttore, un ottico, un avvocato (e – perché no? – anche un insegnante)… tutti rigorosamente impreparati – a sentire certe geremiadi – e smaccatamente intenti a far denaro pur sapendo di non aver le competenze professionali necessarie a svolgere bene il proprio lavoro, con sommo danno per l’intera collettività.
Sono capitati anche a me, gli incompetenti, cioè i professionisti poco o male preparati. E non parlo affatto dei disonesti (quelli sono un altro problema): parlo di quelli che non sono in grado di fare il proprio mestiere come dovrebbero.
Vorrei sapere quanti dei summenzionati cittadini adirati con coloro che li danneggiano siano in grado di mettere in relazione la scarsa preparazione professionale di costoro con la dubbia preparazione talvolta fornita dalle scuole e dalle università.
E vorrei pure sapere se questi cittadini pronti a battersi per i danni subiti da quei professionisti incompetenti abbiano mai preso posizione contro le scuole, contro i docenti o contro i dirigenti che non garantiscono ai bambini ed ai giovani (magari alla loro stessa prole…) una preparazione scolastica e universitaria davvero seria.
Mi viene il dubbio che molti preferiscano lamentarsi domani dei cattivi professionisti piuttosto che rinunciare ai vantaggi ed alle comodità di oggi: perché è inteso che una scuola meno impegnativa è senza dubbio più agevole, per gli scolari e per le loro famiglie, almeno nell’immediato.
E allora tacciamo con dignità, accettando ciò che meritiamo.