Ecco cosa succede quando la promozione è scollegata dall’apprendimento

Ecco cosa succede quando la promozione è totalmente slegata dall’apprendimento!


Ecco la ottava memoria dal sottoscuola. Siamo di fronte ad una lettera scritta a computer da un certo prof. Ivano Scalogero e indirizzata molto probabilmente al gestore della scuola. Una lettera in cui il professore denuncia non solo un caso di promozione clamoroso, ma addirittura un sistema in cui si prevedeva la promozione di tutti i candidati agli esami di idoneità esclusivamente per vantaggi economici. Tutto questo mi fa pensare che questo posto, più che una scuola vera e propria, fosse un “diplomificio”, ovvero un negozio di diplomi in cui bastava avere i soldi per essere promossi e ottenere il diploma. Chissà come mai, ad un certo punto, fu abbandonato a sé stesso: forse la polizia ha fatto una retata e ha arrestato sia dirigenti che professori? Forse è successo qualcos’altro?! Per ora non ho elementi sufficienti per rispondere a queste domande, ma sento che, prima o poi, lo scoprirò. In ogni caso, ecco la lettera che ho ritrovato in uno scatolone di questo ripostiglio segreto:

Gentil.mo dott. Azzeccagarbugli

Le scrivo per porle la mia sincera perplessità relativa agli esami di idoneità dello scorso giugno, ai quali, come sa, io ho partecipato in qualità di commissario.

Naturalmente sono a conoscenza del fatto che, per questo istituto, gli esami di idoneità rappresentano un’importantissima fonte economica in entrata, però, penso che ci siano dei limiti, sia morali, sia legali, che non si possano oltrepassare per nessun motivo e in nessuna situazione.

Le faccio un esempio che, tra tutto quello che mi è capitato di vedere (e le garantisco che mi sono capitate veramente tante situazioni a dir poco grottesche, per non dire assurde) rappresenta sicuramente uno dei casi più gravi ed emblematici.

Stavo interrogando agli orali di storia e, ad un certo punto, si fece avanti una candidata che si era presentata come privatista per gli anni di seconda e di terza liceo. Il programma di storia del secondo anno era già stato verificato da una collega, mentre io avevo il compito di interrogare la ragazza per il programma di terza. Ora, conoscendo benissimo la fragile preparazione posseduta solitamente da questo genere di candidati, mi limitai a chiederle, come da indicazioni della vicepreside, un argomento a piacere. Subito dopo la mia richiesta, però, la candidata scoppiò a piangere asserendo che purtroppo non era riuscita a studiare nulla del programma di terza: aveva sì provato a leggere qualcosa quella mattina durante il viaggio in treno in direzione del nostro istituto ma purtroppo non era riuscita a memorizzare alcunché. A quel punto, anche soltanto per dignità professionale e onestà intellettuale, avrei dovuto congedarla valutando il suo esame orale come gravemente insufficiente.

Conoscendo, però, la prassi di questa scuola e per evitare di andare incontro ad altri richiami verbali da parte della dirigenza per “eccesso di rigidità”, come già accaduto in precedenza, mi sforzai di aiutare la studentessa il più possibile. Dopo averla tranquillizzata, quindi, le dissi: “Guardi, io una domanda devo obbligatoriamente fargliela, quindi le chiedo la cosa più semplice che mi viene in mente in questo momento: in che anno è stata scoperta l’America?”. A quel punto notai il volto della candidata riempirsi di smorfie come se stesse compiendo una grandissimo sforzo di memoria nel tentativo di trovare in qualche meandro della sua mente la risposta alla mia domanda che alla candidata non sembrava affatto facile. Per evitare che scoppiasse nuovamente a piangere, però, decisi ancora una volta volta di venirle incontro dicendole: “Guardi, facciamo così, non mi dica l’anno, si limiti a dirmi il secolo in cui è stata scoperta l’America e la lascio andare”. Dopo questa mia ulteriore agevolazione, la candidata prese coraggio e, anche se con un’aria molto insicura, mi disse: “Ottavo?”. E io: “Ottavo secolo? La scoperta dell’America? Andiamo! L’ottavo secolo è il secolo in cui l’impero arabo musulmano raggiunse in Occidente la sua massima espansione, sottomettendo una buona parte della penisola iberica e penetrando addirittura in quella che oggi chiamiamo Francia ma trovando una simbolica battuta di arresto nella celebre battaglia di Poitiers, per opera dei Franchi di Carlo Martello. Franchi che grazie ad un certo Carlo Magno riusciranno a dare vita ad un impero che verrà denominato “Sacro”, oltre che “Romano”. La scoperta dell’America avvenne ben dopo tutto questo! Dai, per favore, si sforzi un attimo, provi a ricordare o a ragionare…”. La candidata, sempre più sofferente, rispose: “Allora… Forse… Nel quinto secolo?”. E io: “Quinto secolo? La scoperta dell’America? Ma mi scusi: se le ho detto che la scoperta è avvenuta DOPO l’ottavo secolo non può dirmi “quinto secolo”, a meno che prima non intendesse l’ottavo secolo avanti Cristo, ma mi auguro di no!”. Ed ecco che la candidata replicò quasi immediatamente dicendo: “Scusi profe, ma non sono mai stata brava in matematica!”. A questo punto, dopo averle fatto capire che non è necessario andare bene in matematica per capire che il numero “cinque” non viene dopo il numero “otto”, tentai di farla ragionare suggerendole che la risposta alla mia domanda coincideva sicuramente con un numero più alto di “otto” e non più basso. Ed ecco che, ancora prima che io riuscissi a finire la mia frase la candidata disse: “Allora… Forse… Nel diciannovesimo secolo?!”. 

Le confesso, gentilissimo dott. Azzeccagarbugli, che, nonostante le tante situazioni grottesche che avevo vissuto durante la mia medio-lunga carriera professionale, non mi ero mai trovato tanto in imbarazzo. Ero letteralmente esterrefatto. Allora, forse spinto dalla mia profonda costernazione per la gravità di quello che avevo appena udito, non sono riuscito a trattenere la seguente domanda: “Mi scusi se glielo chiedo, ma lei sa in che secolo siamo?”. Ebbene, lei non ci crederà, ma la sua risposta è stata: “Sedicesimo?”. A quel punto non sapevo più che fare: mi sembrò a tutti gli effetti una causa persa e senza speranza. Le dissi che era impossibile che non sapesse il secolo in cui ci troviamo: doveva pur averlo sentito da qualche parte nei suoi quindici o sedici anni di vita?! Doveva pur ricordare il suo anno di nascita?! 

L’unica spiegazione logica che sono riuscito a darmi per giustificare questo livello di clamorosa e forse insuperabile ignoranza è che a questa ragazza fosse totalmente estraneo il concetto di “secolo” e che le sue risposte fossero date totalmente a caso.

Ad ogni modo la salutai mettendole cinque, che consideravo e considero tutt’oggi un voto esageratamente alto dato che stiamo parlando di una persona che, all’interno di un esame di storia, dimostra di non sapere nemmeno in quale secolo vive. Eppure, sono venuto a sapere pochi giorni fa, che questa studentessa è stata comunque promossa e che in sede di scrutinio, probabilmente la vicepreside in persona, avrebbe manomesso il mio verbale trasformando il “cinque” in “sei”.

Mi creda: io capisco la politica della scuola e capisco anche il discorso che il preside mi ha già fatto più di una volta, ovvero che qui funziona così: “prendere o lasciare”.Io, come sa, ho bisogno di lavorare e non posso rinunciare a questo lavoro che rappresenta la mia unica fonte di sostentamento; nel contempo, però, non ritengo in nessun modo giusto, né accettabile che ad un esame cosiddetto “di idoneità” venga considerata idonea una persona che non solo non sa quando è stata scoperta l’America, ma che probabilmente non sa nemmeno quando è nata. Capirà il dramma morale e professionale, per non parlare del trauma psicologico, che un caso di questo tipo rappresenta per una persona che possiede un minimo di deontologia professionale.

Non le nascondo che sono indignato, arrabbiato e sconcertato. 

Mi auguro di cuore che lei convenga con me che, per quanto lo scopo di questa scuola sia il denaro dei candidati, non è assolutamente ammissibile che si conceda l’idoneità a persone totalmente prive di ogni forma di preparazione. 

Di certo non voglio creare problemi né a lei, né alla scuola ma adesso, francamente, si è superato di gran lunga non solo il limite della legalità, ma anche quello del buon gusto.

Le chiedo, quindi, delle delucidazioni, orali o scritte, non solo rispetto al suddetto caso ma anche rispetto ai limiti morali e legali che questo stesso istituto si pone, oltre ai quali non ritiene tollerabile assegnare un certificato di idoneità oppure un diploma, nemmeno per denaro.

Cordiali saluti.

Prof. Ivano Scalogero

Il testo che hai appena letto è tratto dall’archivio immaginario di una scuola invisibile ma ricca di storie interessanti.

Tutto cominciò così: “La genesi delle Memorie dal sottoscuola”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *