Educazione sentimentale?

In questi giorni i media ci fanno due orecchie così con la solita ritrita tiritera della necessità di introdurre nella scuola, tra le altre già invadenti educazioni, anche quella ‘sentimentale’ e/o ‘relazionale’.

« Le prostitute nelle quali s’imbatteva sotto i lampioni, le cantanti che gonfiavano la gola nei gorgheggi, le cavallerizze che passavano al galoppo, le borghesi a passeggio, le sartine affacciate alla finestra, tutte gli ricordavano lei, per una somiglianza o per qualche contrasto violento. Sfiorando le vetrine dei negozi, contemplava gli scialli di cachemire, i merletti, i monili, immaginandoli drappeggiati intorno alle sue spalle, cuciti al suo corsetto, fonte di bagliori nel nero dei suoi capelli. Nelle ceste dei mercanti i fiori aprivano i loro petali perché lei li scegliesse al suo passaggio; nelle vetrine dei calzolai, le piccole pantofole di raso orlate di cigno sembravano attendere il suo piede; non c’era strada che non portasse alla sua casa, le carrozze sostavano nelle piazze solo per condurlo più in fretta sino a lei; la grande città s’atteggiava sulla sua persona, Parigi intera risuonava intorno a lei con tutte le sue voci come un’immensa orchestra. […] e poi, non riusciva a immaginarsela se non vestita; a tal punto il pudore appariva in lei naturale, relegando il suo sesso in una misteriosa penombra.  Pensava, tuttavia, alla felicità di vivere insieme a lei, di darle del tu, di passarle una mano, a lungo, fra i capelli, o di starsene a terra, inginocchiato, cingendole la vita con le braccia, bevendole l’anima dagli occhi! Sarebbe stato necessario, per questo, sovvertire il destino; e Federico, incapace d’agire, maledicendo Dio e accusando se stesso d’esser vile, s’aggirava dentro il suo desiderio come un prigioniero nella cella

Forse mi sbaglio e non conosco più i ragazzi di adesso, ma dubito che un/a adolescente potrebbe, ancora oggi, con tutta la sua assuefazione tecnologica e la sua smaliziata frequentazione del web, restare indifferente di fronte a un passo del genere scritto quasi 200 anni fa. Difficile che esso non solleciti le corde più sensibili di uno della sua età, non ecciti come per malìa proprio le immagini e le emozioni che hanno cominciato o cominciano, credo, per forza di natura ad assediargli la mente, a turbargli i sensi, a dominarne la fantasia. Questo passo fornisce insomma le parole giuste a uno stato d’animo che, al di là del mero desiderio sessuale, egli avverte crescere con prepotenza ma non sa ancora con chiara consapevolezza definire e quindi non saprebbe forse gestire e vivere nel modo giusto.  Questo passo rappresenta (ri-presenta) insomma agli occhi e alla mente e ai sensi di un adolescente la fenomenologia dell’innamoramento giovanile, la sua irresistibile forza centripeta, la sua capacità (miracolosa) di far coincidere la bellezza del mondo con una persona unica e insostituibile. Però rivela anche, con tutta la delicatezza di quelle fantasie, che proprio di fantasie si tratta, cioè di proiezioni del soggetto innamorato, non di realtà. Cioè che quell’essere nel quale l’innamorato vede ed ama, trasfigurato, l’universo intero è in realtà una persona come le altre che prima o poi, se l’innamoramento si trasformerà in amore e in relazione concreta, essa in certa misura deluderà inevitabilmente quelle aspettative: lei diventerà – perché lo è già – più simile alle cantanti, alle borghesi, alle sartine di cui più realisticamente si parla all’inizio e magari quel sogno che sta vivendo incontrerà ostacoli e difficoltà familiari, ambientali e sociali difficili da sormontare, come quelle che paventa Federico, il personaggio protagonista della scena.

Questo passo – molti lo avranno riconosciuto – è desunto da un capolavoro letterario dell’Ottocento che si intitola, guarda caso, L’educazione sentimentale di Gustave Flaubert.

E siccome in questi giorni i media ci fanno due orecchie così con la solita ritrita tiritera della necessità di introdurre nella scuola, tra le altre già invadenti educazioni, anche quella ‘sentimentale’ e/o ‘relazionale’ (per altro già prevista da un preciso disegno ministeriale), pongo a me e ai miei lettori, non solo ex colleghi, una domanda: giova di più a un adolescente per educarsi ‘sentimentalmente’ leggere, con l’opportuna guida di un prof, questo o mille altri passi equivalenti della grande letteratura o ascoltare, al posto di queste straordinarie letture, discorsi di psicologi, o sorbirsi predicozzi di preti e affini, o cimentarsi in teorici debates sul tema della sessualità e della affettività adolescenziali durante i quali, potete scommetterci, egli, per pudore e per conformismo, non dirà altro che quattro cose politicamente corrette, cioè ipocrite, cioè allineate a quelle che intuisce i suoi interlocutori adulti si aspettano da lui?

Lascio a voi l’ardua risposta.

Aggiungo, in conclusione, che gli psicologi sì (i preti non so…), ci vogliono, pure loro, nella scuola pubblica di adesso, in particolare in una educazione come questa, ma magari iddio in una consulenza ad personam e in incontri pomeridiani. E che comunque questa ennesima educazione trasversale (dopo quella civica e quella aziendalistica e prima di chissà quante altre prossime venture) non deve rubare altro tempo alla lezione ordinaria. In classe, infatti, i prof di lettere che sanno il fatto loro vorrebbero continuare, come sempre – e con un profitto almeno non inferiore a quello che ci si aspetta dalle scienze umane – a educare sentimentalmente i loro allievi. E lo faranno continuando a leggere come si deve, oltre a Flaubert: Dante, Leopardi, Baudelaire, Saffo, Catullo, Properzio, Shakespeare e chi più ne conosce più ne metta.

Vorrei dire (anzi ripetere) a chi dirige la scuola: con il pretesto di questa ‘nuova’ educazione non infliggete per favore, almeno ai licei, l’ennesimo saccheggio orario delle moribonde discipline di studio. Evitate inoltre, se possibile, di costringere i prof alla fatica (tutta burocratica e perciò inutile) di rivestire e di infiocchettare, con le parvenze ‘moderne’ di ‘percorsi’ pretenziosi, artefatti e fuorvianti, i tesori della letteratura. La Silvia di Leopardi, Otello, Paolo e Francesca, Giulietta e Romeo ecc. non parlano affatto meglio alla sensibilità di un/a adolescente se vengono liofilizzati, banalizzati, volgarizzati, posti in (pessima) compagnia e sullo stesso piano (se non al servizio) delle polemiche squallide e pretestuose della nostra attualità sociopolitica e della propaganda dei nostri media. Tutt’altro.

Paolo Mazzocchini è curatore del blog SATURALANX – ScritturaMista.

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