L’auto-corruzione nella scuola

Sempre più insegnanti sembrano perseguire il loro utile, piuttosto che il giusto contribuendo innanzi tutto alla rovina della scuola, che diventa sempre più un luogo di indottrinamento, piuttosto che un autentico luogo di formazione e di conoscenza, e contemporaneamente al tracollo culturale di un intero popolo.

Un fenomeno molto interessante relativo alla scuola di oggi è sicuramente la tendenza di un buon numero di insegnanti all’auto-corruzione. Per comprendere questo fenomeno dobbiamo partire dal più noto fenomeno della corruzione, con cui generalmente si intende la condotta di un soggetto che induce qualcuno, solitamente in cambio di denaro oppure di altri tipi di vantaggi, ad agire contro i propri doveri morali ed obblighi professionali. In sostanza la corruzione è un comportamento immorale che il corruttore mette in atto per ottenere un vantaggio personale illegittimo attraverso l’offerta di un altro vantaggio personale al corrotto. Se la corruzione avviene quando almeno due individualità antepongono la loro personale convenienza al bene collettivo e alla giustizia, l’auto-corruzione, invece, avviene quando una persona corrompe sé stessa spingendosi ad agire in un modo tale per cui il proprio vantaggio personale viene anteposto al bene collettivo. 

Un fenomeno piuttosto diffuso nel mondo della scuola, è la tendenza di diversi insegnanti a valutare come sufficienti prove, scritte od orali, che non lo sono. La sufficienza è conveniente perché permette agli insegnanti di prevenire tutta una serie di problemi fastidiosi che vanno dalle lamentele degli studenti, alle proteste dei genitori, alle pressioni dei dirigenti o dei colleghi, ad una più o meno consistente mole di lavoro aggiuntiva (recupero della verifica, recupero del recupero, preparazione e correzione di prove ulteriori ecc.). Dare la sufficienza anche quando non è stata effettivamente raggiunta dall’alunno, dunque, rappresenta una tentazione per tutti gli insegnanti, anche per coloro che alla fine riescono a non cedere. Generalmente a nessuno, infatti, fa piacere procurarsi più problemi, più fastidi, più disagi, più pressioni e più scontri nel proprio lavoro e nella propria vita. Mettere le insufficienze, insomma, risulta svantaggioso anche quando sono giuste e meritate. Un’altra forma concreta assunta dall’auto-corruzione degli insegnanti nell’attuale sistema scolastico è la tendenza a promuovere tutti gli studenti. Promuovere quando qualcuno non ha raggiunto gli obiettivi minimi, infatti, è ancora più conveniente di mettere la sufficienza ad una prova insufficiente. Questo perché la promozione previene un sacco di rogne professionali, dai ricorsi, ad eventuali colloqui extra con i genitori, dalle lavate di capo del dirigente ai malumori spesso aggressivi di diversi colleghi. 

E’ interessante osservare, tra l’altro, come il fenomeno dell’auto-corruzione sia spesso accompagnato dal meccanismo di razionalizzazione o, per dirla in modo diverso, di auto giustificazione. La razionalizzazione consiste nell’uso del ragionamento conscio per giustificare un’azione immorale e, dunque, per rendere più accettabile un comportamento moralmente negativo. Per esempio un uomo che non riesce ad accettare l’idea di propendere fortemente al sadismo può razionalizzare il fatto di picchiare i propri figli convincendosi che dare botte ai bambini sia una pratica educativa necessaria e che, così facendo, egli riesca ad assolvere ai propri doveri paterni. Per fare un esempio più inerente al mondo della scuola, un insegnante può razionalizzare il proprio battersi per promuovere uno studente che non è riuscito a raggiungere la preparazione adeguata per essere promosso, giustificandolo come un atto di clemenza e addirittura, dalla loro prospettiva che tradisce una certa avversione per la conoscenza e il merito, di bontà e di altruismo; in questo caso l’insegnante rifiuta l’idea di promuovere per motivi egoistici, come quello volto ad evitare di avere determinati problemi professionali, e si convince invece di promuovere per motivi morali, come quello di aiutare il più fragile e di soccorrere il più bisognoso. Non è affatto raro, infatti, che l’auto-corruzione indossi la maschera del buonismo, cioè di quella finta bontà che, in realtà, nasconde e tradisce interessi di tipo egoistico. Questa forma di razionalizzazione sembra aiutare l’insegnante a sentirsi meglio, a sentirsi meno in colpa per la propria azione immorale, a percepirsi come “brava persona”, come un “buono” e sembra avere il principale obiettivo di favorire una migliore sopportazione o convivenza con la propria coscienza sporca.

L’auto-corruzione, però, non è mai totale, piena, assoluta e per quanto ci si sforzi costantemente di alimentare e rafforzare la propria bugia, non è possibile eliminare totalmente la coscienza della verità che si cela dietro alla menzogna. In un certo senso chi si auto-corrompe non è perseguitato solamente dalla verità ma anche da se stesso, o perlomeno da una parte di sé, da quell’istinto alla conoscenza e alla verità che c’è dentro ad ogni essere umano, compreso quello maggiormente corrotto e bugiardo. Per quanto si cerchi di rimuovere la voce della verità, insomma, questa voce non viene mai completamente silenziata e sradicata dalla coscienza. Una voce insopprimibile che può assumere il suono di un ronzio inconscio che ci punge a volte addirittura tormentandoci e di perseguitandoci fino al punto di non permetterci di rilassarci, di perdere il controllo, di dormire. Detto altrimenti il prezzo dell’auto-corruzione può essere il senso di colpa, il disagio inconscio, il tormento interiore. E più il disagio è forte, più la persona tenderà a fabbricare bugie elaborate e moralmente sensazionali.

Forse, se molti insegnanti cominciassero ad avere il coraggio di essere più onesti, con tutto ciò che ne deriva, la scuola avrebbe l’opportunità di diventare più un luogo di formazione, di cultura e di conoscenza. L’onestà, però, per la maggior parte degli insegnanti, come d’altronde per la maggior parte degli esseri umani, sembra avere un prezzo meno sostenibile di quello che comporta l’auto-corruzione. Ancora una volta la convenienza sembra trionfare sulla giustizia. Ancora una volta la paura sembra trionfare sul coraggio. Ancora una volta la debolezza sembra trionfare sulla forza. Ancora una volta il buonismo sembra trionfare sulla bontà. Ancora una volta la menzogna sembra trionfare sulla verità.

2 Commenti

  1. Caro Profano,
    È un’analisi coraggiosa, assolutamente veritiera e condivisibile. Almeno nella sua parte fondamentale. Faccio però molta fatica a leggere il rimorso negli auto-corrotti. Sono piuttosto quelli seri – moralmente saldi – che sono costretti a rodersi il fegato dovendo in definitiva imitare le gesta di Don Chisciotte… (solo che nel caso di specie i mulini sono davvero dei draghi mostruosi).
    Marco

  2. Se la scuola fosse il luogo dove ci si batte per insegnare come cambiare il mondo, forse sarebbe giusto il discorso alla base dell’articolo. Quando però la scuola diventa (sempre più) preparazione al mondo del lavoro e all’accettazione dei suoi presupposti e delle sue regole (quali “la società dello zero”, l’etica misurabile, la competizione, la falsa coscienza delle “uguali possibilità per tutti”, con buona pace delle differenze economiche tra famiglie), allora non basta più la “professionalità”. Ci vuole una “grande anima” per sopportare di diver difendere a tutti i costi una valutazione tecnica che orgogliosamente esula da pesanti fattori extradisciplinari.

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