“Lo studio delle discipline discrimina. Ci vuole altro”

Fa sempre bene collocare quel che accade nella nostra scuola all’interno di un orizzonte più ampio, altrimenti non si uscirà mai dal provincialismo più passivo.

Per sapere che cosa ci attende nelle scuole italiane può davvero essere utile leggere un articolo pubblicato nel 2008 dal quotidiano britannico “Daily Telegraph”, che riporta le parole dell’eminente filosofo dell’educazione di orientamento progressista John White.

Il mondo anglosassone continua ad essere di grande interesse per chi sia intenzionato a capire in che direzione tiri la pedagogia. Infatti la tradizionale attitudine alla chiarezza divulgativa propria degli inglesi ci consente di anticipare e smascherare pure le propensioni dei pedagogisti nostrani, i quali sono spesso paludati e generici nelle loro esternazioni pubbliche. È inutile precisare che la scuola, stando ai novatori, dovrebbe cambiare in direzione di un crescente svuotamento dei contenuti disciplinari in vista di abilità individuali di pura facciata.

Leggiamo a seguire la traduzione del breve ma eloquente articolo.

3 giugno 2008


LE SCUOLE DOVREBBERO INSEGNARE COMPETENZE E NON MATERIE
Secondo un ex consigliere del governo, i tradizionali orari scolastici suddivisi per materie dovrebbero essere eliminati perché favoriscono gli alunni della classe media.

di Graeme Paton

Il programma scolastico nazionale dovrebbe essere maggiormente incentrato sull’insegnamento di competenze come il team building, il public speaking e il problem solving, piuttosto che su una “conoscenza enciclopedica” del mondo.

Il professor John White, dell’Institute of Education dell’Università di Londra, sostiene che le lezioni basate sulle materie discriminano gli alunni provenienti da famiglie povere che faticano ad adattarsi a una “cultura scolastica altamente teorica”.

Secondo il professore, inoltre, il controllo del programma di studi dovrebbe essere tolto dalle mani del governo e affidato a un organismo indipendente per garantire che le lezioni non siano troppo politicizzate.

Questi commenti saranno pronunciati oggi in un discorso per celebrare il 20° anniversario del National Curriculum, introdotto dai conservatori per regolamentare l’insegnamento delle materie nelle scuole pubbliche.

Il prof. White, che ha fatto parte della commissione che ha guidato la recente revisione del curriculum per i ragazzi dagli 11 ai 14 anni, afferma che le lezioni di inglese, matematica, storia, geografia, scienze e lingue straniere sono state tradizionalmente utilizzate per dotare i bambini delle competenze necessarie per diventare un membro della classe media.

Sono diventate un veicolo per l’accesso all’università, ma questo ha danneggiato gli studenti poveri che non sono riusciti a ottenere i voti migliori, suggerisce.

Martedì sera i conservatori hanno criticato questi commenti. Nick Gibb, segretario-ombra per le scuole, ha dichiarato: “Questa ideologia anti-disciplinare e nemica della conoscenza è profondamente dannosa per il nostro sistema educativo. È questo tipo di pensiero che ha portato alla promozione di metodi di lettura screditati, all’erosione di tre scienze separate e al declino delle competenze matematiche”.

https://www.telegraph.co.uk/news/uknews/2071224/Schools-should-teach-skills-not-subjects.html?ICID=continue_without_subscribing_reg_first

Un commento

  1. La conoscenza teorica è il mezzo per accedere alla formazione universitaria. I figli dei poveri faticano ad acquisirlo più dei figli dei ricchi, quindi più di questi rischiano di restare esclusi dall’università.
    Per un verso, si può negare che qui ci sia un problema: si nasce diversi, dunque si seguono diversi percorsi per giungere agli stessi risultati – l’importante è che tutti quelli che lo vogliano possono giungervi. Per altro verso, si può anche riconoscere l’esistenza del problema ed eliminare il rischio maggiore dei figli dei poveri in due modi: eliminando la povertà (o la ricchezza) o chiudendo le università – due soluzioni tutt’altro che facili.
    Il prof. White, insieme alla legione dei pedagogisti, ha trovato una terza soluzione: accedere all’università senza conoscenza teorica. Ed è esattamente la soluzione del contadino che aveva abituato il suo asino a fare a meno del cibo: l’esperimento ebbe successo, ma l’asino morì.

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