Ricatti e menzogne

Sempre più spesso dirigenti e docenti cedono ai ricatti e certificano il falso.

Inizia un nuovo anno scolastico. Prima riunione di dipartimento. Le colleghe si dimostrano attente a me, non dico preoccupate, ma desiderano dispensare suggerimenti. “Ci dispiace che hai problemi con i genitori e con la dirigente. Dovresti fare questo”. “Dovresti evitare quello”. Dopo che ho spiegato che questo già lo faccio e quello già lo evito, diventano più chiare: “Tu fai le stesse cose che facciamo noi. L’ unica differenza è che noi gonfiamo i voti e tu no. Fallo anche tu e vedrai che i genitori saranno contenti di te. A loro non interessa se spieghi o non spieghi. Non interessa se i loro figli imparano o non imparano. L’unica cosa che gli interessa sono i voti alti.”

Ho risposto che non lo posso fare perché voglio essere a posto con la mia coscienza. Lì è terminato il discorso. Non che i miei voti non siano gonfiati; lo sono un po’ di meno. Nella scuola tutti gonfiano voti e lo ammettono apertamente, aggiungendo “come tutti”. Impiegano ben due strategie per tacitare le proprie coscienze: si convincono che il loro comportamento è universale; non chiamano le menzogne col loro nome, le chiamano “voti gonfiati”. Non che non esistano altre menzogne: nelle progettazioni si inseriscono dozzine di interventi e strategie didattiche, ma molte di esse verranno usate sporadicamente o forse ad anni alterni. Idem per le relazioni finali. Queste menzogne, tuttavia, sono senza conseguenze: rimangono su scartoffie che nessuno leggerà mai.

Diverso è il caso del voto gonfiato. L’alunno crederà ciecamente di essere bravo anche se di fatto non ha imparato nulla. L’anno successivo rimarrà traumatizzato (ma difficilmente sarà in grado di risvegliarsi). Cosa accade l’anno successivo? L’alunno cambia scuola (o insegnante) e gli capita proprio l’unico insegnante che i voti non li alza. Al primo compito in classe prenderà la sufficienza. Il secondo lo consegnerà in bianco. Nè l’alunno né i suoi genitori riescono a capire cosa sia accaduto, eppure la verità ce l’hanno sotto gli occhi. Sanno solo dire: “con l’insegnante precedente mia figlia prendeva 10“.

C’è il genitore che va direttamente in presidenza e quello che preferisce passare prima dall’insegnante per mettere paura: “Andrò a parlare con la dirigente”. “Ci vada pure, se vuole”. Ad un mio collega sono arrivati a dire: “Possiamo farle perdere il posto”. La colpa in quel caso non era un voto basso ma un semplice richiamo verbale, una frase come: “Non ti è bastato farti sospendere una volta?”. In realtà il posto di lavoro non è mai a rischio. Quello che può succedere è, il successivo anno scolastico, di ritrovarsi in un’altra classe, magari in un classe-ghetto. Oppure, se insegni Lettere, finisci ad insegnare solo Geografia. Oppure entrambe le cose. Oppure ti ritrovi a fare potenziamento, mentre chi era venuta per fare potenziamento viene spostata sulle classi. La retribuzione non è mai a rischio.

Il genitore non ha bisogno di dimostrare nulla. Gli basta lamentarsi con la dirigente. Già questo significa che il danno è compiuto, quello che non doveva accadere è accaduto. L’insegnante non solo non ha modo di discolparsi. Se è recidivo la dirigente non si prende neanche più la briga di mandarlo a chiamare. Si limita a promettere ai genitori che l’insegnante verrà cambiato il prossimo anno. Devono solo aver pazienza e mantenere il segreto.

I dirigenti ammettono con la massima naturalezza che sottostanno ai ricatti. La stessa naturalezza con cui gli insegnanti ammettono di imbrogliare gli alunni. Sono convinti che tutto venga fatto a fin di bene. Così nessun insegnante perderà la cattedra e i ragazzi saranno felici. Anche le droghe regalano la felicità, allora anche le droghe sono buone? Lo spauracchio della perdita della cattedra sarà vero per qualche scuola secondaria di secondo grado, specie se in una piccola città, ma nella maggior parte dei casi si rimane nella stessa città. Oppure la cattedra la si perde ugualmente ma per un motivo diverso, non perché un alunno si è trasferito ma per colpa del calo demografico.

Questa è lo spessore morale di dirigenti e docenti, quelli che devono guidare le future generazioni nelle mille educazioni (alla legalità, per l’affettività, contro il bullismo, per il rispetto del diverso, chi più ne ha più ne metta). Cedono ai ricatti, certificano il falso e lo ammettono in entrambi i casi. Non voglio fare di tutta l’erba un fascio, qualcuno fa eccezione, ma la maggioranza è così. Non sono loro la causa dello sfascio ma sono diventati parte del problema.

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