La pedagogia non può salvare il mondo
La pedagogia torna e ritorna all’attacco pretendendo di rifare l’insegnante, insieme all’uomo nuovo. Le manca di capire che l’essere umano non si programma.
«Il futuro sarà come sono le scuole di oggi»
La pedagogia torna e ritorna all’attacco pretendendo di rifare l’insegnante, insieme all’uomo nuovo. Le manca di capire che l’essere umano non si programma.
Il supercomputer controllava e dirigeva tutte le attività vitali di Novaterra, un sistema sociale ed economico che era riuscito a realizzare uno dei grandi sogni dell’umanità: la fine del lavoro e di ogni tipo di fatica. I misoneisti erano stati sconfitti da anni. Ma un giorno…
Ma chi l’ha detto che l’educazione civica è una materia, importante quanto le altre?
Ma chi l’ha detto che la grammatica, le tecnologie del legno e la fisica dei quanti non siano di per sé molto civiche ed educative?
Sono stufo marcio del ricatto per cui, dal momento che nessuno li educa più a nulla, la scuola sia tenuta a sovraccaricare gli studenti di chiacchiere inutili.
Possiamo fare qualcosa, oltre a lamentarci e subire?
Un alunno della scuola media ha aggredito un professore, dopo averlo già minacciato in passato. L’episodio evidenzia ancora una volta la crescente delegittimazione degli insegnanti e la crisi educativa.
È possibile studiare il problema dell’inclusione evitando le pregiudiziali ideologiche? L’articolo prova a chiederselo partendo dall’analisi della presa di posizione di Ernesto Galli Della Loggia e dalla salva di reazioni critiche che ha suscitato.
Non ha fine la lista delle educazioni a valori e principi cui, secondo alcuni, bisognerebbe educare gli alunni per migliorare la società: sempre sottraendo risorse al sapere.
È possibile pensare i cambiamenti intervenuti nella scuola italiana senza farsi ubriacare dai freddi dati, dai numeri delle statistiche e dalla pseudoscienza? Certamente sì. Le testimonianze sono ricche di note significative, e soprattutto fanno parlare le vecchie priorità, oggi sommerse da una giostra di obiettivi confondenti.
Discutere, discutere, discutere razionalmente è il meglio che si possa fare
Presentiamo, a partire da oggi, alcune utili definizioni che accompagnano l’importante opera “Le scuole di cui abbiamo bisogno e perché non le abbiamo” di E. D. Hirsch, pubblicata nel 1996
C’è qualcosa di peggio dei progetti scolastici ordinari
Come aveva bene arguito Antonio Gramsci la rinuncia ad una istruzione seria ed estesa a tutti cristallizza la società, eliminando ogni mobilità economica
Indottrinare è indottrinare, sia nel bene che nel male; mentre la cultura è il più prezioso antidoto all’indottrinamento
La povertà degli insegnanti non giova alla scuola
I progetti incidono molto nella scansione del tempo scolastico, ma non si parla quasi mai della loro reale efficacia
Per fare collegamenti bisogna conoscere ciò che si vuole collegare
Su che cosa poggia la qualità di un insegnante?
Contro le assurdità e le contraddizioni della scuola di oggi nessuno può restare passivo
Molti fanno rientrare le attività didattiche tra quelle che un supposto neo-liberismo economico avrebbe corrotto in modo irrimediabile. Ma è vero?
La pedagogia attuale insiste, sbagliando, su forme di apprendimento non applicabili (se non con enorme spreco di energie) alla lettura, alla scrittura, al calcolo…
Molti rivendicano una scuola che educhi più che istruire; altri invece non scorgono il valore educativo dell’istruzione
Il grande interprete del pensiero marxiano e crociano ci ha lasciato una lezione che nessuno ha voluto apprendere, e resta tuttora inconfutata
L’educazione affettiva o sentimentale nelle scuole non è una buona idea, per svariate ragioni.