L’attività e i progetti sono il miglior modo per imparare? No.
Non è che i progetti o le attività non insegnino nulla, ma non insegnano quello che è prioritario: cioè le conoscenze fondamentali su cui costruire tutto il resto
«Il futuro sarà come sono le scuole di oggi»
Non è che i progetti o le attività non insegnino nulla, ma non insegnano quello che è prioritario: cioè le conoscenze fondamentali su cui costruire tutto il resto
L’insegnante ha grandissime responsabilità, e può certamente sbagliare, ma non tutto dipende da lui.
È possibile pensare i cambiamenti intervenuti nella scuola italiana senza farsi ubriacare dai freddi dati, dai numeri delle statistiche e dalla pseudoscienza? Certamente sì. Le testimonianze sono ricche di note significative, e soprattutto fanno parlare le vecchie priorità, oggi sommerse da una giostra di obiettivi confondenti.
Come in ogni ambito della vita umana, il cambiamento a scuola è continuo: ma c’è stata una fase su cui bisognerebbe portare la nostra attenzione più spesso.
Per fare collegamenti bisogna conoscere ciò che si vuole collegare
È oggi dominante l’idea che l’attenzione degli insegnanti debba essere primariamente centrata sulla vita emotiva ed affettiva degli scolari e degli studenti. Ma è una vera necessità?
Riportiamo qui il testo di un intervento di Chistophe Duval, rappresentante del “Manifeste pour la reconquete d’une école qui instruise” che in Francia raccoglie migliaia di adesioni
Anche all’estero non mancano i dibattiti sulla scuola, non di rado centrati proprio sulle idee pedagogiche, anziché sulle sole ragioni di economia dell’istruzione
La filosofa tedesca colse la tendenza della pedagogia a sganciarsi dalle discipline d’insegnamento
Solo l’ignoranza su un dibattito millenario può generare una simile banalizzazione
Al “maestro” competono grandi responsabilità che gli è possibile assumere solo se non ci sono equivoci sul suo ruolo, che lo distingue dagli altri