Giugno di bontà
Sembra inestinguibile la tendenza di troppi docenti a valutare gli esiti dei percorsi scolastici seguendo criteri di tipo moralistico
«Il futuro sarà come sono le scuole di oggi»
Sembra inestinguibile la tendenza di troppi docenti a valutare gli esiti dei percorsi scolastici seguendo criteri di tipo moralistico
Da anni gli insegnanti della scuola italiana sono invitati a prendere atto dell’esistenza di diversi stili cognitivi per mettere in discussione la loro didattica.
Si susseguono però gli studi accademici che dimostrano che può essere un errore
Non è così infrequente che adulti e insegnanti si aggrappino a un’idea confusa di amore per sostenere la necessità di rendere la vita scolastica più facile del dovuto
Basta burocrazia! (Per brevità)
L’essere umano – si dice oggi – è resiliente: ma la sua resilienza va ben coltivata, altrimenti è perduta
Tra i libri che si occupano di analizzare i cambiamenti avvenuti nella scuola italiana, il recente “Una scuola esigente” di Giorgio Ragazzini, si distingue per l’utile studio genealogico delle idee didattiche e pedagogiche correnti
Si può certo apprendere con divertimento, con piacere (il piacere della scoperta riguarda anche gli scienziati); ma bisogna anche acquisire la capacità di lavorare (l’apprendimento è il mestiere dello studente) quando l’attività sia meno o per nulla divertente
L’atto di correggere è vissuto da troppe persone come una violenza sugli allievi. Con quali risultati?
Molti chiacchierano di “compiti di realtà”: ma non è realtà apprendere prima ciò che serve al dopo?